Di Anna Bontempo
VASTO – Sei lecci sono completamente secchi, gli altri resistono ma alcuni di loro presentano foglie avvizzite. Succede lungo la pista ciclopedonale che costeggia la riserva Marina di Vasto. Nei mesi scorsi il Comune ha fatto abbattere 75 pioppi, ritenuti pericolosi per la sicurezza dei fruitori del percorso e li ha sostituiti con la messa a dimora di 79 lecci, alberi sempreverdi, molto resistenti, ma a crescita lenta, tanto lenta che per compensare i pioppi tagliati, alcuni dei quali particolarmente vetusti, e per avere una folta chioma ci vorranno decenni. Ieri mattina, dopo la segnalazione di alcuni residenti, abbiamo deciso di andare a fare un giro da quelle parti. Percorrendo i quattro chilometri di lunghezza della pista che arriva fino al torrente Buonanotte abbiamo avuto modo di verificare che sei lecci sono completamente secchi ed altri mostrano segni di sofferenza. Si tratta di tre alberi presenti nell’area retrostante il Lido Miramare e di altre tre piante messe a dimora nell’area antistante il Camping Europa.
«La società che si è occupata della piantumazione dei lecci ha assicurato le prime annaffiature, le altre saranno a carico del Comune», spiega l’assessore all’ambiente, Gabriele Barisano, il quale ha seguito l’iter relativo alla messa a dimora degli alberi a costo zero per l’ente pubblico, in quanto frutto di una «compensazione ambientale». Ci si chiede come mai la scelta sia ricaduta sui lecci e non su altre specie arboree, peraltro già presenti nell’area protetta, come eucalipti o gli stessi pioppi. Non sarebbe stato meglio privilegiare alberi a crescita rapida? Inoltre intere zone della riserva appaiono completamente disboscate dopo gli eventi meteorologici di novembre che hanno provocato la caduta a terra di molti alberi. Anche la pista ciclabile è in pessime condizioni. In attesa del rifacimento del tappetino il Comune ha messo delle “toppe” qua e là, ma ci sono dei tratti particolarmente insidiosi. E non mancano i segni della inciviltà dilagante che non risparmia neanche le aree protette, nonostante i cartelli che raccomandano il rispetto per l’ambiente.